La siderurgia dalle origini agli altiforni



Il ferro allo stato naturale non esiste se si esclude quello ritrovato nei meteoriti. Gli atomi di ferro peraltro sono pressochè presenti in quantità diversa in tutti i minerali, in particolare negli ossidi, idrossidi e carbonati.
Diciamo piuttosto che quando un minerale contiene quantità sufficientemente elevata di ferro, viene denominato minerale metallico.
Il ferro di origine meteoritica era conosciuto antecedentemente alla cosiddetta era del ferro, se ne conoscevano le caratteristiche principali, era però in quantità limitata e aveva un costo superiore anche all'oro, con la scoperta del fuoco si conoscevano già le tecniche di lavorazione ma non si raggiungevano comunque le temperature di fusione con i mezzi di cui si disponeva.

La siderurgia
L'età del ferro corrisponde con l'inizio della siderurgia, Il graduale sviluppo dell'arte siderurgica è avvenuto prevalentemente nei luoghi dove venivano scoperti i minerali di ferro facilmente riducibili ed era disponibile legname sufficiente ad ottenere il carbone di legna occorrente per il processo siderurgico. I minerali di ferro venivano fusi con carbone di legna in forni a fossa o a pozzo in creta, pietra di cava o trovanti, all'origine questi forni funzionavano con tiraggio manuale. Si trattava comunque di una fusione parziale in quanto Il prodotto finito era costituito da una grossa massa plastica di ferro o acciaio fucinabile frammisto a scorie che venivano eliminate attraverso lavorazioni sempre ad alta temperatura.



I Mantici ed il maglio
Il mantice, come viene comunemente chiamato, grazie all'azionamento tramite energia idraulica (mulini ad acqua con alberi a camme) contribuì a migliorare l'areazione dei forni.
Successivamente con l'introduzione dei forni a tino aumentarono le dimensioni della massa di metallo prodotta con la nascita dei lingotti.
L'energia idraulica venne di nuovo in soccorso per la lavorazione dei lingotti che a causa delle dimensioni non potevano essere lavorati solo con la forza muscolare dell'uomo, iniziarono a diffondersi i magli.
Il progressivo sviluppo dei forni a tino, permise di raggiungere temperature via via più alte raggiungendo infine la temperatura di fusione che per il ferro è di 1538° il metallo colava allo stato liquido non era più ricavato in masse plastiche, si cominciarono ad affermare  gli altiforni.



L'altoforno
Si tratta di un forno a tino utilizzato per la produzione di ghisa, può raggiungere un'altezza anche di 80 metri e un diametro di 12 metri, la struttura è costituita esternamente da una corazza di acciaio rivestita internamente da materiale refrattario, la struttura poggia su una base di cemento refrattario, nelle parti più sollecitate termicamente viene raffreddato con degli scambiatori.
L'altoforno è alimentato dall'alto con strati alterni di carbone coke metallurgico, fondente e minerale ferroso (ematite, magnetite, wustite e limonite in genere), le cariche sono a ciclo continuo e si rinnovano mentre le precedenti scendono nelle parti inferiori.
e costituito dalle seguenti parti:

Bocca di carico
È la parte superiore con gli apparecchi di caricamento, apertura, chiusura e raccolta dei fumi. Nella bocca la temperatura del gas in uscita è inferiore a 200-300 °C.
Tino
Costituisce la parte più grande dell'altoforno ed è a forma di tronco di cono con la base maggiore in basso. L'allargamento verso il basso facilita la discesa delle cariche e tiene conto anche della loro dilatazione dovuta all'auento della temperatura
Ventre
È la parte cilindrica tra il tino e la sacca; talvolta questa parte dell'altoforno può ridursi alla semplice circonferenza di collegamento della sacca al tino. Qui aumenta la temperatura e inizia la fusione delle cariche.
Sacca
È la parte conica con sezione crescente verso l'alto. Nella parte inferiore sono disposti gli ugelli per l'introduzione dell'aria calda di alimentazione dall'altoforno. Nella sacca si completa la fusione delle cariche con temperatura tra i 1.800 °C e i 2.000 
Crogiolo
È un cilindro costituito da blocchi di grafite e argilla. Esso si trova nella parte inferiore dell'altoforno. Sul crogiolo sono disposti, dall'alto al basso, due fori di fuoriuscita delle scorie  e due fori di colata della ghisa madre.

All'interno dell'altoforno, si producono essenzialmente delle reazioni chimiche che portano alla riduzione degli ossidi contenuti nei minerali oltre ad altri componenti per ottenete ghisa grigia, una lega binaria di ferro e carbonio.




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